Vespa velutina: la strategia neozelandese in risposta all'arrivo del predatore

 Daniele Besomi

 

Attorno a metà ottobre, le autorità di biosicurezza neozelandesi hanno distrutto un nido primario di vespa velutina nei dintorni di Auckland.  Lì è primavera, la stagione del risveglio delle regine ibernate e della fondazione dei primi nidi. Si tratta di un ritrovamento straordinario, perché la Nuova Zelanda era sinora priva di questo temibile predatore. In realtà, la scoperta è stata preceduta dal ritrovamento di due maschi ad inizio anno: non è stato dichiarato eplicitamente, ma questa situazione suggerisce fortemente che la vespa in realtà fosse entrata nel paese sotto forma di regina in ibernazione durante il loro inverno precedente (dunque verso agosto del 2024), ed è riuscita a fondare un nido che è sfuggito all'osservazione. Ad Auckland c'è uno dei maggiori porti della Nuova Zelanda, così che la via di arrivo più probabile potrebbe essere stato stato un cargo dall'Asia.

La Nuova Zelanda è dunque confrontata col primo arrivo di questo invasore, ed è interessante per noi seguire la strategia di risposta del paese. Se la velutina arrivasse nella Svizzera Italiana per trasporto passivo, infatti, saremmo esattamente nella medesima condizione di avere un punto di invasione isolato, anche se non siamo un'isola.  Certo, i neozelandesi possono contare sulla maggiore distanza da altri focolai, ma assumendo (e auspicando) che i colleghi varesini riescano ad eradicarla, a medio termine non dovremmo temere un arrivo della vespa per espansione graduale del proprio areale. Il problema, duque, sarebbe essenzialmente simile a quello neozelandese.

L'azione governativa si può evincere dai comunicati stampa, diramati da Biosecurity New Zealand. Il primo è datato 23 ottobre. Riporta la neutralizzazione del nido primario avvenuta il 17 ottobre, spiega del ritrovamento dei due maschi in autunno, e invita gli abitanti di Auckland e dintorni a guardarsi attorno per segnalare eventuali altri esemplari o nidi. In allegato, hanno preparato una chiara scheda identificativa.

Un secondo comunicato è datato 5 novembre. Probabilmente in seguito alle numerose segnalazioni, annuncia il ritrovamento di altri 3 nidi, a circa 1.3 km di distanza dal primo. A questo punto il governo ha deciso di apporre delle trapple: "A sostegno della sorveglianza, Biosecurity New Zealand sta disponendo delle trappole in modo considerato nell'area in cui sono state trovarte delle femmine; a fine giornata avremo 120 trappole sul campo". Il governo dice chiaramente di voler eradicare il calabrone, e invita nuovamente i cittadini a segnalare avvistamenti di velutine e dei nidi primari.

L'aggiornamento pubblicato il giorno successivo mostra una netta accelerazione del processo. Nonostante si ritenga improbabile che il calabrone si sia diffuso al di fuori dell'area di Auckland, la richiesta di tenere gli occhi aperti è ora estesa all'intero paese. Il passaggio più interessante riguarda le trappole: ne hanno aggiunte 15 a quanto indicato nel comunicatodel giorno precedente, ma soprattutto hanno suggerito ai residenti di sistemare trappole artigianali, dando indicazioni sulla composizioe di un'esca idonea. Attirano naturalmente l'attenzione sul fatto che tali trappole comportano la cattura accidentale di altri insetti, anche in numero significativo, ma si limitano a richiedere di monitorare attentamente il contenuto delle trappole; per aiutare l'identificazione, nel cominicato si offre la scheda segnaletica delle vespe sociali presenti nel paese (tutte, peraltro, alloctone e invasive).

L'invito al trappolaggio diffuso in risposta a un'invasione in corso nelle sue prime fasi è particolarmente interessante il quanto la Nuova Zelanda aveva già fatto uso del trappolaggio primaverile di regine di Vespula e Polistes invasivi negli anni cinquanta del secolo scorso nel tentativo di contenerne le popolazioni. Il fatto che questi tentativi abbiano avuto poco successo è stato riportato, peraltro come unico riferimento, nella letteratura sulla Vespa velutina. Da più parti si è infatti citata la conclusione raggiunta negli studi neozelandesi dell'epoca secondo cui il trappolaggio primaverile non raggiunge l'obiettivo di ridurre il numero di nidi estivi (e, anzi, sarebbe controproducente) in quanto al momento della fondazione dei nidi vi sarebbe una forte competizione tra le regine sopravvissute all'inverno, con frequanti tentativi di usurpazione del nido a processo già iniziato da parte di una nuova regina. Questi tentativi avrebbero l'effetto di rallentare lo sviluppo del nido stesso.[1] Se questa conclusione poteva avere senso nel contesto originale, in quanto diverse specie di vespe dei generi Vespula e Polistes sono note per evere questo comportamento, l'estesione al caso della velutina è problematica. Innanzitutto, la letteratura citata fa riferimento unicamente alla letteratura neozelandese originaria, senza portare alcuna dimostrazione dell'esistenza di questo processo nel caso del calabrone asiatico dalle zampe gialle. In secodo luogo, la strategia di usurpazione è pericolosa per le vespe che la mettono in atto, in quanto comporta la lotta alla morte tra le due regine; ma questo ha un senso evolutivo solo quando le popolazioni sono stabilizzate vicino alla massima densità ammessa dalla capacità di carico del territorio; in tal caso, il numero di nidi in grado di essere sostenuti dalla disponibilità di cibo è limitato, non c'è spazio per altre colonie e quindi val la pena rischiare di usurpare un nido esistente. Non ha invece senso al momento del primo arrivo, quando le vespe hanno a disposizione un nuovo territorio e possono semplicemente allontanarsi un po' dalla regina adiacente invece di rischiare la vita combattendola.

Suggerendo una vasta azione di trappolaggio, le autorità neozelandesi non stanno scordando la propria storia: la stano mettedo nel giusto contesto. Non a caso, dunque, il governo ritiene che l'approcco possa fuzionare: le trappole, oltre a contribuire al monitoraggio dando indicazioni sulla dispersione della vespa, costituiscono uno strumento per eliminare regine. Nelle condizioni di nuova colonzzazioe, ogni regina morta in una trappola è un nido in meno. I neozelandesi sono perfettamente consapevoli di questa implicazione. In caso di ritrovamento di un nido primario, raccomandano di non disturbarlo ma di segnalarlo alle autorità competenti: occorre infatti assicurarsi che nel processo di neutralizzazione sia catturata ed eliminata la regina, che altrimenti ricomincerebbe il lavoro di costruzione in un altro luogo. L'obiettivo primario è proprio quello di eliminare le regine che potrebbero fondare dei nuovi nidi.

Del resto, la medesima strategia è stata usata anche negli Stati Uniti e in Canada, in occasione dell'eradicazione (riuscita) di Vespa mandarinia, il calabrone gigante asiatico giunto nello stato di Washington e nella Columbia britannica nel 2019 e eradicato nel 2023. Il trappolagio, sia delle regine (tramite sia trappole a linfa che bottiglie ad annegamento) in primavera e autunno che delle operaie durante la stagione, mirava non solo a monitorare la distribuzione del calabrone ma anche ad eliminare le regine ("Raccomandiamo il seguente approccio: 1) colpire le regine, usando trappole letali durante l'inizio (nelle fasi solitarie e di preparazione al nido) e la fine della stagione (nella fase riproduttiva) per uccidere le regine nelle aree dove V. mandarinia è stata trovata"  (USDA, New pest response guidelines. Vespa mandarinia, Asian Giant Hornet, 10 febbraio 2020).

Più vicino a noi, questo è l'approccio all'eradicazione (ove le codizioni lo permettono) raccomandato dal Piano di gestione nazionale italiano del calabrone asiatico a zampe gialle (Vespa velutina) (§ 5.3 e 10.2-3) e seguite a Torino (2023-25) e a Leggiuno (VA) (2024-25), come descritto rispettivamente da Alberto Pesavento e Lorenzo Sesso al convegno di Bellinzona sulla Vespa velutina.

È difficile pensare che l'eradicazione sia possibile uicamente tramite la neutralizzazione dei nidi: spesso questi vegono trovati toppo tardi nella stagione, quando i calabroni hanno già cominciato a produrre individui sessuati che l'anno successivo fonderanno nuovi nidi. Il consenso tra chi ha formulato dei piani di eradicazione di vespidi è dunque che occorra intercettare eventuali giovani regine sopravvissute all'inverno prima che possano fondare nuovi nidi.

 

 

 

Nota

 [1] L'argomento è così espresso da Rome et al., 2013 (per esteso e in originale):

Thomas en 1960 avait déjà montré en luttant contre la guêpe germanique, Vespula germanica, introduite en Nouvelle-Zélande dans les années 50, que la seule méthode qui pouvait faire diminuer la densité en colonies était une destruction quasi exhaustive de tous les nids. Les actions de destruction des fondatrices à l’automne ou au printemps sont, elles, inefficaces. Ceci a été expliqué par Edwards (1980) qui a calculé les taux de mortalité des différents stades de développement des colonies de Vespula germanica et V. vulgaris. Seul environ 1% desfutures reines produites à l’automne va réussir à fonder une colonie qui arrivera à maturité pour produire une nouvelle génération de reproductrices. La plus forte mortalité se produit pendant l’hiver (95 % en moyenne) et au printemps essentiellement via la compétition entre les fondatrices pour les sites de nidification (environ 95 % des restantes). En effet, l’usurpation de nids primaires est très fréquente et répandue chez les guêpes. Elle entraine une mortalité et un affaiblissement des fondatrices non négligeables. Au moins 30 % des colonies seraient issues de nids usurpés et il y a en moyenne 12 changements de fondatrices dans un nid (MacDonald et Matthews, 1981). De plus, la fréquence de ces usurpations augmenterait avec l’augmentation de la densité en fondatrice dans un lieu (Gamboa, 1978). Diminuer la densité en fondatrices par un piégeage printanier ne pourrait faire que diminuer le taux d’usurpation, donc d’affaiblissement des jeunes colonies, et être contre productif.

Nessuno dei riferimenti citati riguarda Vespa velutina: Thomas 1960 concerne Vespula germanica, MacDonal e Matthews Vespula maculifrons, Gamboa discute le Polistes, mentre Edwards è un testo generale sulle vespe sociali. Lo stesso argomento era già stato espresso, meno estesamente, in Rome et al. 2011). Similmente, Martin(2017) narra che il governo neozelandese aveva messo una taglia sulle regine ibernanti di Vespula germanica solo per vedere il numero di nidi crescere nella stagione successiva, e spiega il fenomeno come risultato del processo di usurpazione, temporaneamente sospero dalle alte catture di potenziali fondatrici, pr concludere che il prelievo di fondatrici in primavera ha un effetto quasi nullo. (Non per voler contraddire un'autorità in materia di vespe, ma descrivere la dinamica stagionale della popolazione di vespe in base unicamente al processo di usurpazione, trascurando variabili come il clima primaverile che può permettere o inibire lo sviluppo di un grande numero di nidi, mi sembra parecchio riduttivo). Anche Rojas-Nossa e colleghi nel 2018 riguardo all'usurpazione citano MacDonald e Matthews e Gomboa, con l'aggiunta (come Martin) di un lavoro di Archer del 2012 su Vespula nel Regno Unito. La mancanza di ossservazioni documentate e quantificate del processo di usurpazione, tuttavia, ha presto fatto dubitare dell'effettiva importanza del fenomeno: "ad oggi, il processo di concorrenza interspecifica in V. velutina e un avalutazione completa dell'efficienza del trappolaggio primaverilenon sono ancora stati determinati" (Monceau e Thiéry 2017). I medesimi autori si sono espressi più fermamente qualche anno dopo: fare riferimento alla "competizione fra regine e all'usurpazione dei nidi era probabilmente fuorviante: sebbene comune tra i vespidi del genere Polistes., non ci sono prove che questo meccanismo esista in V. velutina come potenziale processo regolatore. Considerando l'alta densità di nidi in alcune aree francesi, ad esempio da 12 a 19 nidi per km² (Cotentin, Francia) con distanze minime di circa 150 m tra le colonie più vicine (Monceau & Thiéry 2017), questa competizione sembra improbabile, soprattutto per una specie che si nutre di solito a circa 1000 m o pochi chilometri" (Thiéry e Monceau 2024).

La lettura sulla velutina richiamata qui è: 

 
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