L'Associazione per il Rispetto e la Conoscenza delle Api si presenta

L'Associazione per il Rispetto e la Conoscenza delle Api nasce in un momento durante il quale i fattori di stress per le api e per gli insetti impollinatori in generale si stanno moltiplicando ad un ritmo mai visto. Situazione degenerativa che, prevedibilmente, sarà destinata ad un peggioramento ulteriore nei prossimi anni.

Gli insetti in generale sono in crisi:[1] il loro numero (sia di individui che di specie) è in forte calo da anni, sotto l'azione combinata dell'urbanizzazione e dell'uso agricolo della terra (intensivo e/o non rispettoso), che limitano i siti di nidificazione e la varietà e l'abbondanza delle fonti di cibo, a cui si aggiunge l'immissione nell'ambiente di sostanze tossiche di vario genere, tra cui quelle utilizzate a scopo agricolo e nel giardinaggio amatoriale. Sovrapposto a questa condizione di generale degrado, il cambiamento climatico in atto porta da una parte a mutamenti nel calendario delle fioriture – al quale gli insetti, in particolare gli impollinatori, non sono preparati – e dall'altra favorisce l'aumento di eventi meteorologici estremi, tra cui siccità prolungate che rendono difficili alle piante la produzione dei pollini e nettari di cui gli impollinatori si nutrono. Le attività dell'uomo, inoltre, contribuiscono alla diffusione di specie di piante e animali invasivi che esercitano una forte concorrenza o un effetto di predazione nei confronti delle specie autoctone, riducendo ulteriormente le fonti di cibo per gli impollinatori locali [2] e favorendo al contempo l’insediamento di terribili predatori e parassiti: l'arrivo della Vespa velutina (calabrone asiatico) è incombente, Aethina tumida potrebbe raggiungerci dalla Calabria, e dall'Asia si è messo in viaggio – lungo la strada già seguita dalla Varroa (corresponsabile della perdita annua di migliaia di popoli d’api nella sola Svizzera) – l'acaro Tropilaelaps, ancora più distruttivo del suo predecessore,[3] che nel frattempo è arrivato ai confini dell'Ucraina.

In queste condizioni, è assolutamente necessario e urgente cercare di ridurre, per quanto possibile, i fattori di stress a cui sono soggette le api. Alcune azioni concrete sono chiare e alla portata di tutti, individualmente e sotto la guida delle autorità politiche locali e dei deputati servizi federali e cantonali:

  • favorire la messa a dimora di specie florali autoctone su una superficie più vasta e interconnessa possibile;
  • creare le condizioni per aumentare i siti di nidificazione degli insetti impollinatori e agevolarne così l’insediamento e la riproduzione;
  • adoperarsi per ridurre i veleni nell’ambiente e nel suolo;
  • migliorare la gestione dei biocidi in agricoltura e in viticoltura.

Altri interventi sono più articolati e richiedono l'acquisizione di nuove conoscenze, in particolare da parte degli apicoltori. Le conoscenze entomologiche evolvono in continuazione con dozzine di articoli scientifici sulle api pubblicati ogni settimana nelle riviste accademiche, così come progredisce la farmacologia dei trattamenti antiparassitari che rende obsoleti certi approcci ancora seguiti da molti apicoltori (complici, in questo caso, anche le autorità sanitarie, con raccomandazioni in ritardo sui tempi e, soprattutto, non più adattate al clima né alle diverse specifiche locali), con le conseguenti colossali e almeno in parte evitabili perdite di colonie, anno dopo anno.

D'altro canto, stanno emergendo e rafforzandosi visioni sul ruolo dell'apicoltura in generale e sulla funzione dell'apicoltore diverse da quelle tradizionali. Cresce infatti la consapevolezza dell'insostenibilità di certe pratiche da troppo tempo ormai consolidate,[4] tra cui:

  • l'importazione di api e regine originarie di altre zone climatiche e dunque inadeguate alle nostre latitudini;
  • la concentrazione di apiari (anche dell’ordine di un fattore 100x rispetto all’ipotetica sostenibilità) in zone incapaci di supportare le colonie durante l'intera stagione con il conseguente indebolimento delle famiglie per dieta inadeguata e dunque la maggiore suscettibilità a malattie;
  • l'eccessiva vicinanza delle arnie tra loro all'interno del medesimo apiario, che facilita la deriva di api e la trasmissione di patologie e parassiti;
  • l’uso di arnie molto mal coibentate, in contrasto con la preferenza delle api per nidi bene isolati termicamente;
  • la quasi totale assenza di misure precauzionali legate alla biosicurezza.

Sulla scorta delle problematiche ed evidenze summenzionate, grazie ad un’accorta cernita delle più attuali scoperte scientifiche e allo studio di comportamenti e applicazioni propriamente declinate alle specifiche locali, la nostra Associazione vuole inserirsi per creare “ponti” tra apicoltori, autorità e sviluppo tecnico- scientifico. Tutto ciò, nel rispetto dei valori che han portato alla nascita dell’associazione e, in ultima analisi, nel rispetto e a favore dell’ape e dell’ambiente in cui viviamo.

Il nostro mandato

In primo luogo, abbiamo la consapevolezza che per gli apicoltori non è facile seguire il progresso delle conoscenze scientifiche, spesso espresse in lingue e con linguaggi a molti estranei. Tuttavia, crediamo nella necessità che essi possano cogliere le novità più importanti in modo da essere generalmente meglio informati e poter eventualmente adattare o modificare alcune delle loro pratiche apistiche. Il nostro primo compito sarà dunque quello di divulgare gli studi più interessanti e con maggiori conseguenze, invitando gli apicoltori alla discussione e, se del caso, al miglioramento delle tecniche adottate. In secondo luogo, per quanto la letteratura scientifica generale cresca ad un ritmo esponenziale, mancano caratterizzazioni delle peculiarità locali sulle nostre api. “Le api” non sono la stessa entità al sud e al nord delle Alpi: si comportano in modo differente, in parte perché sono di razza diversa e in parte perché soggette ad un altro clima e si devono perciò adattare ai ritmi di una flora diversa. Il nostro secondo scopo è pertanto improntato al caratterizzare le particolarità delle nostre api, differenziandole per zone climatiche, tramite ricerche sul campo basate o su sperimentazioni specifiche oppure sui dati raccolti tra i nostri soci, i quali si impegnano a fornirli in modo metodico e veritiero. In terzo luogo, l'Associazione si propone di fornire agli apicoltori i mezzi per condurre le api in un modo più rispettoso sia della loro biologia (come evidenziato nella letteratura recente) che delle loro particolarità locali al fine di ridurre i fattori di stress a cui sono sottoposte, il cui cumularsi determina de facto la causa ultima del collasso delle colonie. Infine (ma non per questo meno importante), ARCA desidera stimolare la discussione tra gli apicoltori sui diversi approcci all'apicoltura, in modo da indurre la riflessione sulle implicazioni della propria pratica apistica.

Questo sito

L'Associazione per il rispetto e la conoscenza delle api, oltre alle proposte di formazione di base e continua agli apicoltori , intende promuovere il presente sito a vettore fondamentale per il raggiungimento degli scopi associativi. Al più presto, il sito permetterà di:

  • divulgare informazione ai soci e per il pubblico
  • fungere da forum, tramite il quale si illustrano e discutono visioni, tecniche, novità in campo apistico
  • segnalare la letteratura rilevante sulle api e proporre sitografie e bibliografie ragionate
  • raccogliere la documentazione sulla letteratura scientifica di maggior interesse e ordinarla in un apposito catalogo d’archivio
  • costituire un archivio di immagini e filmati di api raccolti e commentati dai soci.

Nella parte riservata ai soci il sito svolgerà le seguenti funzioni:

  • fungerà da portale per la raccolta di dati relativi alle ricerche condotte dai propri gruppi di lavoro
  • costituirà una biblioteca digitale su temi di interesse apistico
  • raccoglierà gli atti associativi.

 

Buona lettura

 

 

Note

[1] Si veda per esempio Hallmann CA, Sorg M, Jongejans E, Siepel H, Hofland N, Schwan H, et al. (2017) More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas. PLoS ONE 12 (10): e0185809; Francisco Sánchez-Bayo, Kris A.G. Wyckhuys, Worldwide decline of the entomofauna: A review of its drivers, Biological Conservation, Volume 232, 2019, pp. 8–27; Habel, J.C., Samways, M.J. & Schmitt, T. Mitigating the precipitous decline of terrestrial European insects: Requirements for a new strategyBiodivers Conserv 28, 1343–1360 (2019); David L. Wagner, Insect Declines in the AnthropoceneAnnual Review of Entomology 2020 65:1457-480; David L. Wagner, Eliza M. Grames, Matthew L. Forister  e David Stopak, Insect decline in the Anthropocene: Death by a thousand cuts, PNAS vol 118: 2, 2021 e la letteratura ivi citata. (torna al testo)

[2] Sul declino delle api e le sue cause si veda per esempio D. Goulson, E. Nicholls, C. Botías, E. L. Rotheray, Bee declines driven by combined stress from parasites, pesticides, and lack of flowersScience 347, 1255957 (2015). (torna al testo)

[3] Panuwan Chantawannakul, Samuel Ramsey, Dennis vanEngelsdorp, Kitiphong Khongphinitbunjong, Patcharin Phokasem, Tropilaelaps mite: an emerging threat to European honey bee, Current Opinion in Insect Science, Volume 26, 2018, pp. 69-75. (torna al testo)

[4] T. Seeley, La vita delle api, trad. it. edizioni Montaonda, 2020.  (torna al testo)

 

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